Note su Vucciria

Tra cinema, documentario e video arte.


Vucciria è un lavoro che mi rappresenta pienamente in quanto mette insieme la natura poliforme della mia ricerca. In quella immagine si condensa il cinema, il documentario, la videoarte.

Quando nel 1994 girai questa sequenza fissa sulla via Argenteria, nella direzione da piazza Caracciolo verso piazza Garraffello, mi ispirai non alla Vucciria di Guttuso (anche se curiosamente 20 anni dopo) ma all’opera di Robert Cahen (questo frammento voleva essere un omaggio a lui). Frammento che poi nel tempo assume carattere di documento in sé, visto che quel luogo è totalmente modificato oggi e non è più mercato in quel senso così forte in cui lo era storicamente.

Ma questo aspetto “documentativo” viene assorbito dagli altri due: essere una immagine di percezione e essere racconto allo stesso tempo.

I personaggi sembrano recitare una parte e a volte lo fanno veramente per qualche istante, ricollegandosi ai primi giochi di scambio tra lo sguardo e la macchina da presa dai Lumiere in poi. E alla fine non è esattamente nessuna delle forme che rappresenta, cinema di finzione, documento, videoarte. Deborda dagli steccati di definizione. È riflesso delle stesse: è flusso temporale, continuo, alternato, circolare, muto e urlante.

Salvo Cuccia, Vucciria, 1994/2013. Installazione video (fotogramma). Fonte: Flickr.

I personaggi si moltiplicano in quello spazio apparentemente ristretto e si perdono nella memoria dello spettatore, così rallentati i loro movimenti, così veloci da non poter essere fissati veramente, che insieme formano una visione, ma non si contano, diventano apparentemente infiniti.

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